Diario del Ten Mauro Pietro

Ormai di iniziativa italo-tedesca non poteva più parlarsi: il nemico aveva ricevuto ingenti rinforzi dal Medio Oriente e la scorta dei loro rifornimenti poderosamente influirono sulle sorti della guerra.
Noi sperduti nel deserto eravamo consci di tale superiorità e dovevamo costantemente riconoscere la scarsità del nostro munizionamento che ci giungeva in linea in maniera insufficiente, e spesso inadatto al calibro delle nostre armi… .
Tuttavia lo spirito ci sorreggeva e la speranza di giorni migliori, ed una tenace nostra volontà ci teneva vigilanti e pronti sui nostri capisaldi per continuare la lotta.
Il mo plotone era distesa sulle nuove posizioni raggiunte per una lunghezza di circa 300 metri ed aveva trovato riparo in apposite buche, scavate dai tedeschi che avevano sostituito in prima linea.
Dinanzi a noi a pochi metri si sviluppa un campo minato, lasciato dagli inglesi, oltre il quale la linea del terreno si avvalla in una pianura sabbiosa, profonda circa 500 metri, alla cui sponda v’era il nemico.
Dalla nostra posizione, quindi, si spaziava sufficientemente per individuare il movimento sulle posizioni nemiche, e gli avversari avevano lo stesso privilegio nei nostri confronti.
I giorni quindi passano rintanati nelle buche sotto l’imperversare costante del bersagliamento dei mortai nemici, che oltre a profondere masse di fuoco nelle nostre linee, colpivano con precisione versamente rimarchevole.
Sembrava che ogni buca dei nostri soldati fosse stata individuata, tanto che si era presa la precauzione coprirle con pali e pietre, che giovarono a diminuire la mortalità, poiché i proiettili di mortaio si infrangevano a scoppiavano al contatto delle pietre e non penetravano in profondità.
Al fuoco nemico potevano che rispondere saltuariamente con i nostri mortai, per risparmiare munizioni, e soltanto con il calare della sera le nostre linee si risvegliavano dalla immobilità del giorno e venivano svolte le operazioni di distribuzione rancio, protetti dal buio della notte mentre le nostre pattuglie uscivano fuori del campo per vigilare e per far sentire la loro presenza nelle linee nemiche.
Sin da quando arrivammo su queste posizioni che furono le ultime e le più avanzate sul nostro fronte e che mantenemmo nel settembre e nell’ottobre, fino a quando dovemmo retrocedere, avevamo avvistato sul vallo che si protendeva nelle nostre linee una ambulanza nemica, che sembrava efficiente e che era stata abbandonata nella precedente ritirata degli inglesi.