26° Gruppo Sqd. ALE “Giove”- origini e vicende organiche

Ad aprile, a seguito tuttavia delle avarie verificatesi presso alcuni reparti per la presenza nelle turbine del propulsore Lycoming T-53 L 1 1 di palette difettose, veniva deciso dall’ Ispettorato ALE il blocco precauzionale della linea AB-205. Si rendeva necessario così inviare i motori presso la ditta Piaggio di Finale Ligure, concessionaria della Lycoming, per le necessarie modifiche.
Il 31 dicembre il Col. Mangione lasciava definitivamente il comando del RAL dopo sette anni complessivi trascorsi alla guida di quello che era divenuto uno dei reparti più quotati dell’ ALE. Al suo posto subentrava il Ten. Col. Ugo De Matteis.

 

Da RAL a Gruppo Squadroni (1976 – 1978)
Il 20 febbraio 1976, a seguito della ristrutturazione dei reparti ALE disposta dallo Stato Maggiore Esercito Ordinamento con Foglio n. 757/151 del 22 dicembre 1975 il RAL assumeva la denominazione di 26° Gruppo Squadroni ALE “Giove”.

La sua nuova struttura organica veniva ad essere costituita da un Plotone Comando e Servizi, dal 526° Squadrone Elicotteri Multiruolo su 6 AB-205, dal 426° Squadrone Elicotteri Ricognizione su 6 AB-206 Al e dallo Squadrone Manutenzione. Il loro comando era assunto, rispettivamente, dal Ten. Renato Bovani e dai Capitani Alberto Di Fenza, Antonino Luisi ed Ivano Bonamici

In concomitanza della costituzione dello Squadrone ERI, il SAL veniva sciolto versando a Viterbo l’unico L-21 rimasto in dotazione. Inoltre a seguito delle limitazioni imposte all’impiego 
dell’AB-205 dopo il blocco precauzionale della linea, dal 1° gennaio erano stati assegnati temporaneamente al reparto due AB-204B (“EI-201/222”) del CAALE di Viterbo per consentire
 in linea prioritaria l’allenamento necessario al mantenimento della qualifica di “pilota operativo”.
Ciò non impediva al 26° di fornire supporto al 9° Battaglione d’Assalto “Col Moschin” (ex Btg. Sabotatori) ed alla SMIPAR per l’attività lancistica con la tecnica della caduta libera (TCL).
Il 1° luglio, intanto, dopo aver qualificato a Viterbo la prima aliquota di piloti e specialisti, era entrato in funzione lo Squadrone ERI con i sei AB 206 A1 ricevuti. I compiti iniziali assolti a favore dei Battaglioni della Brigata, del 185° Gruppo Artiglieria Paracadutisti e del 9° Btg, non erano dissimili da quelli svolti con i velivoli ad ala fissa: osservazione aerea locale, osservazione del tiro, controllo e guida di unità da combattimento, collegamento e ricognizione aerea.

Lo Squadrone EM, invece, non appena ricevuti ad ottobre i primi turbomotori revisionati (T-53 L.13B), doveva dedicare gran parte delle sue energie per completare nel piu breve tempo possibile il ciclo sperimentale avviato dall’Ufficio dell’Ispettorato ALE onde verificare il rendimento e la sicurezza della macchina. Tutto ciò consentiva al 26° Gruppo di totalizzare nel suo 
primo anno di vita ben 1.979,15 ore di volo, di cui già 546 effettuate dal nuovo Squadrone ERI.

Il 1977 portava al definitivo abbandono, non senza nostalgia per i paracadutisti, del basco amaranto in luogo di quello regolamentare azzurro adottato dal CALE.
Grazie all’abolizione delle limitazioni d’impiego imposte alla linea AB-205, il solido elicottero si poteva reinserire a pieno titolo ncll ‘attività operativa della Brigata. In conseguenza di ciò, i due AB-204R venivano versati a Viterbo, rispettivamente, il 17 ed il 31 maggio.
Il 3 marzo, intanto, non appena giunta la notizia della terribile sciagura aerea di Monte Serra, un AB-206 del Gruppo era decollato per le ricerche individuando alcuni frammenti dell’ Hercules, ma senza poter tuttavia completare la missione a causa della scarsa visibilità presente sulla zona. Altri voli erano stati assicurati dallo Squadrone EM con l’AB-204 nei giorni e 
nelle settimane successive per le riprese aeree e per il trasporto di personale in zona. Il 6 aprile un AB-205 assicurava invece il trasferimento in aeroporto, mediante reti fissate al gancio baricentrico, dei motori e dei resti più ingombranti del velivolo recuperandoli direttamente sul luogo dell’impatto.

Al momento di tirare le somme, il 26° aveva superato la soglia delle 2.000 ore di volo annue (2.077,50), di cui 1.220,10 effettuate dallo Squadrone EM e ben 857,40 dallo Squadrone ERI.

Dal 1978 al 1980
Il 1978 si apriva purtroppo con un grave incidente di volo. La mattina del 27 febbraio l’ AB 206 “Para 538”, nel corso di un volo di trasferimento a Firenze, impattava contro una linea dell’ alta tensione in località Cerreto Guidi (FI), provocando la morte dei quattro Sott.li a bordo: M.Ilo pil. Rosario Cavallo, Serg. Magg. Antonino Landolfo, Serg. Magg. Angelo Ajello, Serg. Magg. Aldo Della Fazia. La tragedia riportava l’attenzione su una delle insidie più temibili per il volo a bassa quota degli elicotteri, proprio alla vigilia di un ulteriore specializzazione del Gruppo al volo tattico.
Pochi giorni dopo, un’altra sciagura, il deragliamento di un convoglio ferroviario a Fornacette (PI), vedeva il 26° in prima linea con i suoi elicotteri nelle operazioni di soccorso per il trasporto dei feriti più gravi ed il collegamento veloce con la zona.
Cresceva anche il numero di ore di volo destinate dallo Squadrone EM all’attività lancistica, specie per gli aviolanci TCL dimostrativi effettuati dal CSE e dal 9° Battaglione allo scopo di 
propagandare l’ arruolamento nei paracadutisti. Fra le varie località toccate, Milano in occasione della “Giornata della Pace” con un lancio nella suggestiva cornice di Piazza del Duomo