26° Gruppo Sqd. ALE “Giove”- origini e vicende organiche

Dal 1995 al 1996

Altrettanto intenso era il 1995, con ben nove esercitazioni di eliminazione forze nemiche, quattro “Istrice”, tre minori a fuoco sul poligono di Monte Romano e quattro, sempre a fuoco, per “liberazione ostaggi” con distaccamenti operativi di incursori. Altre due, a livello di Gruppo attico, l’ “Aquila Bianca” e la “Nembo 95”, venivano svolte rispettivamente a Siena e ad Altopascio.
Il Gruppo aveva modo poi di dimostrare la sua prontezza operativa in occasione dell’ esercitazione “ORT” (Operative Reidiness Test) organizzata
il 30 maggio rischierandosi al completo con tutti e sei gli EM-2 e gli ERI-3 in campagna, in località Cenaia.
A differenza della nuova base, ciò che si sbloccava, era la consegna di nuove macchine. Il 17 luglio 1996 giungevano infatti da Casarsa (PN) i primi 
tre AB-412 (“EI-459/469/471”) assegnati al 26° per formare uno Squadrone di EM-4. Tale assegnazione era inserita in un più vasto programma di potenziamento del Gruppo, prescelto per essere trasformato in 6° Reggimento AVES. Come nome il 26° proponeva “Deneb”, stella principale della costellazione del Cigno. In previsione della sua costituzione venivano assegnati al Gruppo altri Ufficiali, rinforzandone l’ organico.
Nel frattempo il reparto aveva superato brillantemente la prova di standardizzazione nell’ambito dall’esercitazione di prontezza operativa organizzata dal 1 febbraio al 1 marzo sull’aeroporto di Pisa e sulle zone addestrative limitrofe. I suoi elicotteri avevano partecipato successivamente ad altre esercitazioni, tra cui la “Eolo 96” a livello UEO.
Significativa era anche l’attività di soccorso svolta. A giugno la tragica alluvione dell’ Alta Versilia impegnava a fondo gli elicotteri del Gruppo in missioni di trasporto personale e materiale di soccorso, nonché in ricognizioni dell’ area sinistrata.

Il debutto all’estero (1997 – 1999)
L’intervento delle nostre Forze Armate in Bosnia nell’ ambito dell’ operazione multinazionale NATO “Decisive Endeavour”, forniva l’ occasione al
 26° di partecipare per la prima volta come Gruppo ad una operazione all’estero. Mentre in precedenza il suo intervento era avvenuto in seno a reparti ALE di formazione, nel gennaio del 1997 il 26° si poteva trasferire in Bosnia con il suo (comando, i suoi elicotteri ed i relativi supporti.
La partenza dei quattro AB-205 assegnati all’ operazione avveniva il 28 gennaio, via Amendola-Ploce, con arrivo sul campo di Rajlovac (Sarajevo),
 sede di rischieramento, il giorno 30. A Pisa rimaneva il “Distaccamento del 26° Gruppo” al comando del Magg. Alfonso Napolitano, mentre il comandante di Gruppo, Ten. Col. Francesco Arena, ed il suo staff prendevano dimora sul campo bosniaco.
Compito del 26° era quello di operare nll’ ambito di un battaglione di elicotteri “KATALAT”, formato da reparti francesi, tedeschi e spagnoli, in supporto alla Brigata Multinazionale Nord da cui dipendeva operativamente e giurisdizionalmente. Allo scopo il Gruppo rischiarava in Bosnia una forza compresa tra i 50 ed i 60 uomini, di cui 12 piloti e 10 specialisti di bordo destinati alla condotta operativa dei quattro EM-2.
Le infrastrutture logistiche disponibili sul campo di Rajlovac, già sede della Scuola di Volo dell’ Accademia Aeronautica serba, erano alquanto fatiscenti a causa dei danni arrecati dalla guerra, per cui il personale al suo arrivo doveva provvedere a riadattarle nonostante i rigori dell’inverno balcanico.

Al Gruppo italiano veniva richiesto di assicurare “on call” l’ evacuazione sanitaria (MEDEVAC) ed il supporto tattico diurno e notturno alle unità inquadrate nella Divisione Multinazionale Sud Est. L’attività comprendeva quindi missioni di trasporto tattico e logistico, ricognizioni, scorte armate e missioni di supporto di fuoco. Di particolare valore addestrativo era la possibilità offerta agli equipaggi di impiegare operativamente gli NVG (NightVision Goggles) anche in missioni MEDEVAC, acquisendo un’esperienza preziosa in questo nuovo settore.
Grazie all’impegno ed alla capacità del personale, in breve tempo il 26° riusciva a distinguersi in tutti i settori, da quello operativo a quello logistico.
Particolarmente utile si rivelava il 205 nel trasporto del personale presso le postazioni e gli osservatori situati in collina e in montagna, tra cui quello del Monte Igmar a quota duemila metri. I rischi che presentavano queste missioni non erano pochi, sia per l’ esistenza di zone interdette al sorvolo causa la presenza di minacce antiaeree, sia per la necessità di volare anche su zone minate dove un eventuale atterraggio d’emergenza poteva avere conseguenze assai gravi.
Malgrado questi rischi, il 26° riusciva a portare a termine delicate missioni come quelle effettuate in occasione della visita del Pontefice a Sarajevo
 nei giorni 13 e 14 aprile 1997. Oltre all’attività informativa preventiva durante cui era stato sventato il pericolo di un attentato, il Gruppo assicurava la ricognizione e la protezione degli itinerari, tenendosi pronto ad interventi di evacuazione qualora si fossero presentati pericoli improvvisi durante lo svolgimento della visita. In altri frangenti operativi, gli elicotteri avevano dovuto montare l’armamento di bordo per proteggere di notte gli spostamenti di forze speciali.
La permanenza del 26° in Bosnia aveva termine il 4 giugno con la partenza degli elicotteri per l’Italia. Duecentododici missioni, per un totale di
 371 ore volate di giorno e di notte ricevendo l’elogio dei vertici NATO, erano il lusinghiero bilancio del primo ciclo operativo svolto dal Gruppo all’estero. Molti gli insegnamenti ed i ritorni addestrativi: dalla collaborazione ed integrazione multinazionale, alle operazioni con procedure NATO e tecniche di volo avanzate.