I pionieri della CEPAR

I pionieri della CEPAR

Comandavo il pl. mo./4^/II/ 1° Rgt par., quando una sera di fine settembre del 1975, il mio Capitano mi propose di seguirlo nell’avventura della costituzione di una nuova unità: una compagnia autonoma, alle dirette dipendenze del Comando della Brigata. La mia immediata risposta affermativa coincise con la concezione della leggendaria Compagnia che per circa 6 anni è stata, a parere di tutti, il fiore all’ occhiello della “Folgore”. Il 1° ottobre successivo, presso la caserma Vito Artale” di Pisa, si costituiva la Compagnia Esplorante paracadutisti ‘Folgore”, priva di personale, mezzi e materiali, ma dotata di qualità non commerciabili: entusiasmo e cuore. La caserma “Artale”, situata nel centro di Pisa, era allora sede del nucleo stralcio dei disciolto 3° Rgt. a. pe.  “Pisa”, i cui componenti osservavano stupiti e frastornati, quel manipolo di baschi amaranto ricchi di prorompente e scanzonata vitalità. Ricordo che il mio Capitano riuscì a procurare il primo registro di protocollo, quel famoso librone grigio, e mi insegnò a protocollare le prime lettere che già pervenivano dal comando Brigata.

Dividevamo l’infrastruttura con altre 3 unità neocostituite, sempre il 1° ottobre 1975: il Battaglione Logistico, la Compagnia Controcarri e la Compagnia genio pionieri della B. par. “Folgore”- La compagnia Esplorante con il suo primo nucleo di giovani Sottufficiali e paracadutisti appena assegnati, ha da subito iniziato l’attività che costituisce la ragione d’ essere dell’ Esercito: l’addestramento! Pattuglie, aviolanci, palestra di ardimento, marce topografìche, ginnastica e la sera…”periodiche”! “maledette periodiche”, pensavamo, e tutto il lavoro cartaceo che sottraeva preziose energie all’addestramento e alla … libera uscita serale. Questo è stato l’albore della CEPAR. Poi, via via. nelle nostre fila sono affluiti nuovi giovani paracadutisti, presto contagiati dal,lo spirito particolare che permeava le giovani unità. La Compagnia era articolata su 4 plotoni ognuno dei quali comandato da un caporale, giacché nessun Ufficiale subalterno era staio assegnato fino ad allora al reparto. I pochi bravi pur partecipando ad ogni attività addestrativa erano principalmente addetti al Comando; un lavoro antipatico e gravoso ma necessario perché la mole di carta che ogni giorno giungeva dal Comando Brigata era davvero ingente, pari a quella degli altri battaglioni della “Folgore”

Quello è stato il più bei periodo della mia vita militare, nel quale ho provato la gioia e l’ebrezza di comandare direttamente degli splendidi ragazzi di leva che in qualche circostanza dovevo frenare nel loro slancio genuino; cosa che mi riusciva assai difficile perché io ero un loro coetaneo un pò pazzerello.

Il reparto nel maggio del 1977 fu dislocato nella sede di Siena, e nel corso degli anni di lavoro e sacrificio, riscosse unanimi consensi ed apprezzamenti in campo nazionale ed internazionale (U.S.A. 1979), ma soprattutto suscitando in tutti noi, l’orgoglio di appartenere alla più balla compagnia dell’Esercito Italiano.

Sono stato, quindi, protagonista dall’ aurora della C.E.PAR a, mio malgrado, del suo crepuscolo, determinato dalle  decisioni delle Superiori Autorità, alle quali abbiamo obbedito con disciplina ma con la morte nel cuore.

Questo mio breve scritto, tuttavia, vuole essere soprattutto un omaggio ad una Persona, il vero artefice di quella magnifica Creatura, di purissima Fede.

Egli ha, in seguito, mirabilmente condotto il 2° battaglione par. “Tarquinia”, il mitico 186° Rgt. par “Folgore”, un’autentica macchina da guerra in Somalia (frutto di quotidiano e duro addestramento, di ricerca in ogni attività della perfezione e della precisone quasi maniacale, perché nulla si ottiene per caso) ed infine per la nostra amata “Folgore”.

L’ultima Sua opera è stata interrotta anzi tempo per mano dì qualche pusillanime, indegno di vestire i nostri Simboli ed insofferente  alla via del dovere e dell’abnegazione che Egli ci ha sempre indicato, percorrendola per primo.

Grazie, comunque, al nostro Capitano. Grazie per tutto ciò che ci ha insegnato, e che noi capitalizzeremo affinché il prezioso patrimonio non sia sperperato sotto il profilo professionale ed anche umano. Perché il Comandante è stato per alcuni di noi, una roccia su cui ci siamo aggrappati quando, vittima delle avversità che la vita spesso riserva, abbiamo sovente vacillato.

Grazie al nostro Capitano Lo porteremo sempre nel cuore

I suoi parcadutisti della C.E.PAR
Ten. Col. Mario Magrino