28º Reggimento “Pavia”

 

 

l 28º Reggimento “Pavia” è un’unità dell’Esercito Italiano di stanza nelle caserme “Del Monte” e “Cialdini” a Pesaro e dipendente dal Comando Forze per Operazioni Speciali dell’Esercito (COMFOSE) di Pisa. Lungamente impegnato nell’addestramento delle reclute, negli anni novanta del XX secolo è stato riorganizzato con compiti di “comunicazione operativa” che espleta attraverso il suo battaglione articolato su tre compagnie specializzate nella produzione di materiali stampa ed elettronici, televisivi e radiofonici e nella loro disseminazione

Il Reggimento trae le sue origini dal 28º Reggimento fanteria della Brigata “Pavia”, nato nel 1860, che nel corso degli anni e degli eventi combatté, con altri nomi e in organico a diversi reparti maggiori, la terza guerra di indipendenza, la guerra di Abissinia, la prima guerra mondiale e la seconda guerra mondiale, meritandosi un totale di due medaglie d’argento al valor militare, una medaglia d’oro al valor militare e una croce di cavaliere dell’Ordine militare d’Italia.

Le origini
Il 1º marzo 1860 si costituì, da reparti di unità militari preesistenti dell’esercito sabaudo, il 28º Reggimento fanteria della Brigata “Pavia”, che formò con il 27º Reggimento fanteria la nuova Brigata da cui prese il nome.

Nel Risorgimento
Battaglia di Levico

Il primo impiego del Reggimento non fu contro un nemico esterno ma interno del nuovo stato unitario: nel 1862 inviò il suo 4º battaglione in Campania e in Puglia per la repressione del brigantaggio. Partecipò poi insieme al suo gemello 27º alla terza guerra d’indipendenza e alla campagna del Trentino, inquadrato nella divisione del generale Giacomo Medici, dove nelle battaglie di Borgo e Levico caricò in ripetuti assalti alla baionetta gli austriaci costringendoli alla fuga; per il valore e il coraggio dimostrato per tali fatti d’arme venne insignito della medaglia d’oro al valor militare.

Nel 1870 il reggimento venne impiegato nelle operazioni che portarono alla presa di Roma. Cambiò denominazione nel 1871 in 28º Reggimento fanteria “Pavia”, e nel 1881 in 28º Reggimento fanteria (Brigata Pavia). Durante il periodo delle guerre coloniali di fine 800 ed inizio 900 concorse alla mobilitazione di soldati ed ufficiali di alcuni reggimenti inviati in Libia (guerra italo-turca) nel 1911-1912, mentre in precedenza il 3º e il 4º battaglione, formati nel 1895 in Eritrea per l’omonima guerra, come altri da elementi del 28º, combatterono nella battaglia di Adua nel 1896.

Nella prima guerra mondiale (1915-1918)
Ordinato su tre battaglioni, combatté nella prima guerra mondiale fin dall’inizio (maggio 1915) e, ancora con la Brigata “Pavia”, fu fra i primi reparti a entrare a Gorizia nel 1916. Il 28º Reggimento venne decorato per il suo valore nei primi giorni di gennaio del 1917 con la medaglia d’argento al valor militare sul fronte di guerra dal re Vittorio Emanuele III.Il 28º oltre alla medaglia d’argento al valor militare meritò anche una citazione sui bollettini di guerra del Comando supremo. Al termine del conflitto, l’unità aveva avuto 73 ufficiali e 1.556 fanti caduti per la Patria. In totale i suoi membri vennero decorati con 3 medaglie d’oro al valor militare, 148 medaglie d’argento al valor militare e 248 medaglie di bronzo al valor militare.

Più nello specifico, il 20 luglio 1915 i fanti del 28º attaccarono le forze austro-ungariche sul Monte Podgora catturando duecento uomini e una mitragliatrice; una compagnia si spinse fino alla cima dell’altura, ma dovette ritirarsi su una nuova linea a causa del contrattacco nemico. La terza battaglia dell’Isonzo vide la Brigata “Pavia” impegnata, assieme ad altri reparti, nel tentativo di conquistare il monte Sabotino: iniziata l’azione il 21 ottobre, il III battaglione del 28º, unitamente a un battaglione del 33º e a un battaglione del 34º, riuscì a impossessarsi delle trincee di quota 609 solo all’imbrunire del giorno 23, venendo però obbligato nella notte a ritirarsi a quota 513. Dopo un periodo di riposo il II e III Battaglione del 28º trascorsero la quarta battaglia dell’Isonzo a Lucinico alle dipendenze della Brigata “Casale”, mentre il I Battaglione e il resto della Brigata sostennero violenti sul Podgora. Una volta che l’intera Brigata si riunì a dicembre sul Podgora-Lucinico, il 22 del mese alcuni plotoni del III Battaglione del 28º portarono a termine un’audace impresa che li portò a impadronirsi di alcune trincee nemiche, ma, come già successo in precedenza, i contrattacchi avversari costrinsero i fanti italiani a ripiegare sulle posizioni di partenza.

Il nuovo anno iniziò per il 28º Reggimento e la Brigata “Pavia” con nuovi scontri sul Podgora protrattisi fino a giugno, quindi iniziò un periodo di riposo finalizzato a recuperare le forze in vista della sesta battaglia dell’Isonzo (4-17 agosto 1916), durante la quale la “Pavia” superò le difese austro-ungariche entrando per prima a Gorizia e proseguendo oltre: al 28º Reggimento venne assegnato l’abitato di Vertojba, preso il 9 agosto nonostante la forte resistenza offerta dalle truppe nemiche. Passata la settima battaglia dell’Isonzo senza azioni degne di rilievo, i due reggimenti della Brigata “Pavia” sostennero duri scontri nella successiva ottava battaglia dell’Isonzo, subendo ingenti perdite senza raggiungere risultati rilevanti.

Il 1917 trascorse invece in assoluta calma per la Brigata, ora assegnata nella zona di Caltrano-Calvene in seno alla 6ª Armata. Nell’ultimo anno di guerra, il 1918, lasciato l’altopiano di Asiago la “Piave” partecipò alla battaglia del solstizio (15-24 giugno) scatenata dagli austro-ungarici, garantendo a caro prezzo la difesa della linea Case Pasqualin-torrente Zensonato-Case Martini fino al 21 giugno, quando venne ritirata per riorganizzarsi fino al 23 luglio, giorno del ritorno in prima linea. L’ultima azione di guerra della Brigata fu la battaglia di Vittorio Veneto (24 ottobre-4 novembre).

Periodo interbellico e seconda guerra mondiale (1939-1945)
Con l’ordinamento del 1926 riprese il nome di 28º Reggimento fanteria “Pavia”, e venne assegnato alla XVII Brigata di fanteria insieme al 27º e all’11º Reggimento fanteria “Casale”. Per la guerra d’Etiopia del 1935-36 fornì truppe ed ufficiali ai reparti mobilitati. Nel 1939 entrò a far parte della Divisione di fanteria “Pavia” (17ª).
Scudetto della 17ª Divisione fanteria “Pavia”

Nell’agosto 1939 il Reggimento venne destinato insieme al 27º e al 26º Reggimento di artiglieria “Pavia”, tutti parte della 17ª Divisione fanteria “Pavia”, in Tripolitania nella zona di Sabrata, dove si trovava il 10 giugno 1940, quando l’Italia abbandonò la non belligeranza entrando in guerra a fianco della Germania. L’unità era composta da Comando, Compagnia comando, tre battaglioni fucilieri, compagnia mortai da 81 e Batteria armi di accompagnamento da 65/17. La grande unità e il Reggimento combatterono in Africa settentrionale, dove si distinsero nella battaglia di Tobruch, ed è quindi inserita nel X Corpo d’armata; lì condivise la sorte della “Folgore” nella seconda battaglia di El Alamein, inserendo i suoi battaglioni nel dispositivo difensivo della Divisione paracadutisti. La Divisione “Pavia” e il 28º vennero sciolti nel novembre 1942 in Africa settentrionale per eventi bellici.

Il reggimento venne decorato con una medaglia d’argento al valor militare per il suo valore dimostrato nella campagna del Nordafrica (1941, Marmarica).
Dal secondo dopoguerra a oggi

Ricostituito dopo la seconda guerra mondiale il 1º luglio 1958 a Pesaro come 28º Reggimento fanteria “Pavia”, l’unità svolse compiti di addestramento reclute in sostituzione del preesistente 6º Centro addestramento reclute (CAR). Il 28º era articolato su tre battaglioni, uno sempre a Pesaro, uno a Fano nella caserma Paolini e uno a Falconara Marittima nella caserma Saracini (che sarà poi la sede dell’84º Reggimento “Venezia”) più un distaccamento ad Ancona nella caserma Villarey.

Il 15 novembre 1975 in seguito alla ristrutturazione dell’Esercito il Reggimento venne sciolto dando però sempre vita a Pesaro al 28º Battaglione “Pavia” che ne ereditò la bandiera e le tradizioni. Questo fu il Battaglione addestrativo della Divisione meccanizzata “Folgore” fino al 1986, anno dello scioglimento della Divisione. Nell’ambito del nuovo ordinamento dell’Esercito, il 17 settembre 1991 il 28º battaglione si trasformò in via sperimentale in 28º Reggimento “Pavia”. Ceduto nel 1992 il 2º Battaglione, con sede a Fano, per la ricostituzione del 121º Reggimento fanteria “Macerata”, dal 7 gennaio 1993 assunse la denominazione di 28º Reggimento “Pavia” con sede a Pesaro.
Comunicazione “operativa”

L’unità è stata poi convertita il 14 febbraio 2004 come unità addetta alla “comunicazione operativa” e alle Psychological Operations (PSYOPS, guerra psicologica), dopo un processo di sviluppo iniziato nel 2002. In questa veste è stata impegnata nelle varie operazioni a cui ha partecipato l’Esercito Italiano in Patria e all’estero: dal 2004 al 2005 aliquote di personale inquadrate nella Task Force Psy-Ops hanno partecipato all’operazione Antica Babilonia in Iraq, dal 2005 alla missione ISAF in Afghanistan, dal 2006 alla missione KFOR in Kosovo, dal 2008 alla missione UNIFIL in Libano, mentre nel febbraio 2012 aliquote di personale e mezzi sono stati mobilitati per l’emergenza maltempo nel Montefeltro, nell’alto pesarese e in provincia di Ancona, in particolare a Urbino e Ancona stessa.

Il 28º Reggimento Comunicazioni Operative “Pavia” dal 1º settembre 2014 dipende direttamente dal Comando delle forze speciali dell’Esercito.

 

Comandanti

Prima guerra mondiale

Colonnello Luigi Forneris, 24 maggio – 27 agosto 1915;
colonnello Pietro Ronchi, 16 settembre 1915 – 27 novembre 1916;
tenente colonnello Riccardo Pistelli, 27 novembre 1916 – 7 giugno 1917;
tenente colonnello Antonio Ferrari, 24 giugno – 5 settembre 1917;
tenente colonnello Augusto Allois, 6 settembre 1917 – fine ostilità.

Seconda guerra mondiale

Colonnello Fausto Pandolfini;
colonnello Ernesto Vergano;
colonnello Mario Re;
colonnello Michele Ricciuti;
colonnello Ulrico Torcia;
colonnello Gregorio Vecchi;
colonnello Giuseppe Vallerini;
colonnello Leone Cerruti;
colonnello Umberto Piscitelli;
colonnello Roberto Mango.

Decorazioni alla bandiera di guerra
Croce di cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia – nastrino per uniforme ordinaria Croce di cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia
«Nei duri cimenti della guerra, nella tormentata trincea o nell’aspra battaglia,conobbe ogni limite di sacrificio e di ardimento; audace e tenace , domò infaticabilmente i luoghi e le fortune, consacrando con sangue fecondo la romana virtù dei figli d’Italia (1915 – 1918) (All’Arma di Fanteria).»
5 giugno 1920

 

Medaglia d’oro al valor militare – nastrino per uniforme ordinaria Medaglia d’oro al valor militare
«Nel fatto d’armi di Borgo decise la vittoria,dando arditamente l’attacco al paese, impadronendosene combattendo, caricando poi successivamente il nemico finché esso fu posto in completa rotta. La notte a Levico fu questo stesso reggimento che con bravura, sangue freddo e disciplina ammirabile caricava alla baionetta gli Austriaci senza mai rispondere al loro fuoco, come era stato ordinato, conquistando così palmo a palmo il paese. (Borgo e Levico, 23 luglio 1866).»
6 dicembre 1866

Medaglia d’argento al valor militare – nastrino per uniforme ordinaria Medaglia d’argento al valor militare
«Confermato l’antico valore e le vecchie gloriose tradizioni nelle lunghe e ostinate lotte sull’aspro terreno del Sabotino e del Podgora, prese poi parte gloriosa alla battaglia di Gorizia, e varcato l’Isonzo, portò prima la bandiera d’Italia nella conquistata città (luglio 1915 – agosto 1916).»
28 dicembre 1916

Medaglia d’argento al valor militare – nastrino per uniforme ordinaria Medaglia d’argento al valor militare
«Durante 6 mesi di aspra vita operativa sul fronte di Tobruk, seppe con abile, ardimentosa opera, realizzare importanti conquiste, imponendo all’avversario la sua volontà tenace. Nella battaglia della Marmarica, iniziatasi dopo così lunga, logorosa prova, le virtù guerriere dei suoi bravi fanti si affermarono e rifulsero di eroismo in 40 giorni di dura, interrotta lotta. Assolvendo gravosi compiti di retroguardia, superò insidie e difficoltà di ogni genere e riuscì sempre ad infrangere l’impeto di forze preponderanti nemiche. La controffensiva trovò le sue energie morali intatte, fortemente tese verso la vittoria. Esempio luminoso di fede, di abnegazione, di indomito valore (Tobruk – El Adem – Ain El Gazala – Agedabia – Martuba, 30 maggio 1941 – 20 marzo 1942).»
31 dicembre 1947

 

tratto da: wikipedia