Paracadute Salvator D.39

Paracadute Salvator D.39

Il paracadute Salvator D.39 rappresenta uno degli sviluppi più significativi nel campo della sicurezza aerea militare italiana nel periodo tra le due guerre mondiali. Progettato dall’ingegnere Romolo Salvator, il D.39 fu un modello innovativo di paracadute a zaino destinato all’impiego da parte degli aviatori dell’Aeronautica del Regno d’Italia. La sua introduzione avvenne nel contesto di un’evoluzione concettuale e tecnica della sicurezza del personale di volo, in un’epoca in cui la rapidità di uscita dall’aeromobile e l’affidabilità dell’apertura automatica o manuale del paracadute erano fattori cruciali per la sopravvivenza. Il Salvator D.39 fu brevettato e approvato nel 1939, da cui trae il nome, e venne adottato dall’Aeronautica Militare come equipaggiamento standard per i piloti e, in alcuni casi, anche per i membri degli equipaggi imbarcati. A differenza di modelli precedenti più ingombranti o meno affidabili, il D.39 introduceva una struttura pieghevole compatta con un contenitore posteriore, da indossare come uno zaino. Il paracadute era realizzato in seta, materiale all’epoca considerato tra i migliori per leggerezza e resistenza, con funi in canapa cerata o successivamente in rayon. La cupola del paracadute era a profilo emisferico, con una superficie sufficiente per garantire una discesa relativamente dolce anche da quote non elevate. Uno degli aspetti più avanzati del Salvator D.39 era il sistema di apertura semi-automatica, che si attivava mediante una fune statica collegata all’aereo: in caso di espulsione o salto, la fune strappava il contenitore e liberava il paracadute, riducendo il rischio di errori umani nei momenti critici. Tuttavia, era possibile anche l’apertura manuale tramite maniglia, per scenari in cui l’uscita fosse autonoma o pianificata. Il progetto D.39 venne ampiamente testato presso il Centro Sperimentale di Volo di Guidonia e venne valutato come altamente affidabile rispetto ai precedenti modelli italiani e ad alcuni esemplari stranieri. La produzione fu affidata a diverse ditte italiane specializzate in materiali aeronautici, tra cui la Salmoiraghi e la S.A.F.A.C., e il paracadute entrò in dotazione proprio negli anni in cui l’Italia si stava preparando alla Seconda Guerra Mondiale. Il D.39 fu largamente utilizzato durante il conflitto, anche se con alcune modifiche successive volte a migliorarne l’ergonomia e a ridurre il peso complessivo del sistema. È importante notare che, sebbene il Salvator D.39 fosse principalmente destinato all’impiego aeronautico, venne successivamente adattato per le esigenze dei primi reparti di paracadutisti italiani, che stavano nascendo proprio alla fine degli anni Trenta. Le esperienze maturate con il D.39 furono fondamentali anche per lo sviluppo dei successivi modelli da assalto e da truppa, impiegati nel corso delle operazioni della Divisione Folgore e di altri reparti d’élite. In termini storici, il Salvator D.39 si colloca come uno dei primi esempi di progettazione italiana autonoma nel settore dei paracadute militari, dopo anni di dipendenza da brevetti e soluzioni straniere, e segnò l’inizio di una tradizione che proseguirà anche nel dopoguerra con modelli sempre più sofisticati. Il contributo del D.39 fu dunque determinante per la transizione dell’Italia verso una moderna dottrina del volo militare, in cui la salvezza del pilota cominciava ad essere considerata una priorità tecnica e strategica.

     Roberto Marchetti
Fonti:

Ministero dell'Aeronautica del Regno d'Italia, Manuali tecnici e regolamenti sull’uso del paracadute individuale (1939–1943), Archivio Storico dell’Aeronautica Militare Italiana.

Centro Sperimentale di Volo di Guidonia, Relazioni tecniche sui test di paracadute D.39, documenti interni conservati presso l’Archivio Centrale dello Stato.

"Il paracadute in Italia. Dalle origini alla Seconda Guerra Mondiale", di Giuseppe Ciampaglia, Rivista Aeronautica, edizione speciale 1987.

Salvo De Luca, Storia e tecnologia del paracadute militare italiano (1915–1945), Edizioni Ufficio Storico SME, Roma, 2004.

Museo Storico dell’Aeronautica Militare di Vigna di Valle, esposizioni e schede tecniche consultabili in loco e online.

Archivio Storico Salmoiraghi, documentazione industriale sulla produzione di dispositivi aeronautici, incluse specifiche tecniche del modello D.39.

Federico Zampieri, Ali e Tela. Equipaggiamenti e materiali dell’Aeronautica Italiana 1935–1945, Gaspari Editore, 2012.
Foto: paracadute usato dai paracadutisti dell'aria di Castel Benito e da quelli delle scuola militare di Tarquinia. anpdibari.it