Counselor Olistico

Il Counselor Olistico: Una Figura Professionale per il Benessere Psicofisico

Il Counselor Olistico è una figura professionale dedicata a promuovere il benessere psicofisico e la crescita personale attraverso un approccio integrato e consapevole. Operando all’interno di una visione olistica, questa figura considera l’individuo come un sistema complesso di piani interagenti che includono aspetti corporei, mentali, psicologici, relazionali, spirituali ed energetici. L’obiettivo principale del Counselor Olistico è supportare il cliente nel ripristino delle proprie risorse positive, favorendo l’autoconsapevolezza e l’armonia delle energie vitali per migliorare la qualità della vita e il senso di soddisfazione personale.

L’attività del Counselor Olistico non si rivolge a situazioni di tipo patologico e non si sovrappone alle professioni sanitarie. Questa figura non fa diagnosi mediche o psicologiche, non utilizza pratiche terapeutiche riservate a medici o psicologi e non prescrive trattamenti medici o farmacologici. L’operato del Counselor Olistico è orientato esclusivamente a promuovere l’integrazione armonica delle diverse componenti della persona, contribuendo al raggiungimento di un equilibrio psicofisico. Tale approccio è in sintonia con la definizione di salute dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che la identifica come uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale.
Il lavoro del Counselor Olistico si basa sull’utilizzo di pratiche di consapevolezza corporea, energetica e interiore. Queste tecniche hanno l’obiettivo di aiutare il cliente a sviluppare una maggiore coscienza di Sé, considerata il nucleo centrale dell’identità e dell’unicità di ogni individuo. Attraverso il potenziamento della consapevolezza, il cliente è guidato a riconoscere e utilizzare le proprie risorse interiori, favorendo un miglioramento generale del benessere e una più efficace capacità di espressione nel proprio contesto personale, relazionale e sociale.

La formazione del Counselor Olistico comprende un intenso percorso di crescita personale e un approfondito training di consapevolezza, elementi che contribuiscono a costruire una relazione professionale caratterizzata da sintonia, empatia e risonanza con il cliente. Questi professionisti possiedono competenze specifiche e una conoscenza approfondita di tecniche e strumenti che variano in base alla specializzazione, consentendo loro di adattare gli interventi alle esigenze individuali, di coppia o di gruppo.
L’approccio inclusivo e multidisciplinare del Counselor Olistico prevede l’integrazione di differenti modalità di intervento, sempre nel rispetto dei confini professionali e delle competenze di altre figure operanti nel campo del benessere. La centralità dello sviluppo della consapevolezza e della presenza rappresenta il fondamento del lavoro olistico, che può essere arricchito con ulteriori strumenti specifici volti a promuovere il benessere globale della persona.

Roberto Marchetti

 

 

 

 

 

Intervista a Ferdinando Guarnieri

Logistica e orgoglio: Intervista a Ferdinando Guarnieri, custode della storia del Battaglione Logistico Paracadutisti ‘Folgore’
Laura Camilloni6 Dicembre 2024

AGENPARL- Roma, 6 Dicembre 2024
Ferdinando Guarnieri rappresenta una figura di spicco nell’ambito della logistica militare italiana. Ex comandante del Battaglione Logistico Paracadutisti “Folgore”, il suo percorso è strettamente intrecciato con le trasformazioni e le missioni più significative di questa storica unità. L’opera commemorativa pubblicata nel 1997 celebra vent’anni di dedizione e successi del Battaglione, riflettendo tanto sulle operazioni internazionali quanto sull’evoluzione strategica e operativa interna del reparto.
Attraverso un’esperienza diretta maturata in missioni come l’Operazione IBIS in Somalia, Joint Endeavour nei Balcani e Antica Babilonia in Iraq, Guarnieri ha incarnato i valori di leadership, resilienza e innovazione che hanno caratterizzato il Battaglione. Le sue iniziative, come la creazione di un sito web dedicato alla memoria storica del reparto, sottolineano l’importanza di preservare l’identità e il contributo del Battaglione nel panorama militare italiano.
L’intervista ripercorre momenti cruciali della sua carriera e offre riflessioni profonde sul ruolo della logistica militare nel passato, nel presente e nel futuro. Attraverso le sue parole, emerge un tributo sentito a tutti coloro che hanno servito nel Battaglione, contribuendo a scrivere una storia di eccellenza e orgoglio nazionale.
Domanda: Nel libro che celebra i vent’anni di storia del Battaglione Logistico Paracadutisti “Folgore”, quale missione o operazione ritiene sia stata più significativa per il reparto e per lei personalmente?
Ferdinando Guarnieri. Per il Battaglione, tutte le missioni sono state significative ed importanti per l’esperienza maturata ed i risultati conseguiti da tutti gli Ufficiali, Sottufficiali, Paracadutisti e Volontari.
La missione in Somalia ( Operazione IBIS) il Btg l’ha condotta con paracadutisti di leva invece l’Operazione Joint Endeavour nei Balcani ha rappresentato un capitolo importante per lo stesso Btg perchè effettuata con i primi Volontari in servizio permanente che erano affluiti al battaglione solo qualche mese prima (1996).
Personalmente sono stato 5 volte in missioni fuori area ( in Somalia, in Bosnia due volte, in Kosovo ed in Iraq) da capo sezione, capo ufficio o da comandante e certamente quelle più importanti e più significative sono state quelle nelle quali comandavo il reparto ( da Ten Col. il Btg L in Bosnia e da Col. il Rgt L in Iraq) con una responsabilità operativa e logistica diretta e coinvolgente.
Mi piace ricordare che di tre decorazioni conferite alla Bandiera del Battaglione ( per le missioni in Somalia e Bosnia del Btg e per la missione in Iraq del Rgt) ben due sono state conferite quando ho avuto il privilegio di comandare io, prima il Btg e poi il Rgt ( la Croce di Bronzo al Merito e la Medaglia di Bronzo al Valore): come si fa a non essere fieri ed orgogliosi di tali conferimenti?
Domanda. Durante il suo comando, quali sono stati i principali cambiamenti strategici o logistici che ha implementato per migliorare l’efficienza operativa del Battaglione?
Ferdinando Guarnieri. Ho assunto il Comando del Btg nel 1995 con gioia fierezza ed orgoglio perché già conoscevo le potenzialità e le capacità del Btg, degli Ufficiali, dei Sottufficiali e dei Paracadutisti di leva che allora ne facevano parte ( i volontari in spe sono arrivati nel 1996).
Il Battaglione Logistico della Brigata Paracadutisti Folgore è un reparto di supporto logistico e come tale ha sempre operato con e per la Brigata Folgore in patria ed in missioni fuori area. Gli impegni fuori area hanno certamente consentito al Btg ed ai suoi uomini di crescere, operativamente e logisticamente. Se con i paracadutisti di leva erano stati raggiunti ottimi livelli di efficienza grazie alla professionalità dei Quadri Ufficiali e Sottufficiali, con i volontari in servizio permanente tali livelli sono stati naturalmente e “fisiologicamente”  implementati e fortificati.
La crescita professionale dei volontari che avevano scelto liberamente la vita militare e che erano seguiti, affiancati ed indirizzati da magnifici Quadri Ufficiali e Sottufficiali di cui il Btg già disponeva, è stata evidente con il passare degli anni.
L’efficienza operativa e logistica del Btg è comunque sempre stata a livelli elevati con i paracadutisti di leva ed ancor più con i volontari!
Domanda. Come vede il futuro delle unità logistiche militari, valutando le nuove tecnologie e le sfide geopolitiche attuali?
Ferdinando Guarnieri. Ho sempre sostenuto che: LA LOGISTICA È COME IL SALE NEL MARE, NON SI VEDE MA SE NE AVVERTE ACUTISSIMO IL SAPORE!
Le migliori condizioni di efficienza di un reparto operativo ( vivere, muovere ed operare) vengono assicurate dalle attività svolte da una logistica pronta, efficace, professionale ed aggiornata alle nuove tecnologie per fronteggiare nuove e sempre diverse sfide di un mondo che cambia. Aggiornamento, professionalità ed impegno credo siano i presupposti e la garanzia per svolgere al meglio qualsiasi attività e la logistica non è esente da tali vincoli.
Domanda. Il progetto di un sito web dedicato al Battaglione rappresenta un’innovazione per preservare la memoria storica dell’unità. Qual è stato il ruolo delle nuove generazioni in questa iniziativa?
Ferdinando Guarnieri. La chiusura del Battaglione Logistico inquadrato nella Brigata paracadutisti Folgore e la sua trasformazione in 6^ Reggimento di Manovra inquadrato nella Brigata Logistica di Proiezione mi indusse a pensare ad un sito proprio per preservare la memoria storica di un reparto unico che tanto aveva dato alla Forza Armate ed in particolare alla Brigate Folgore.
Occorreva un esperto informatico in grado di tradurre il mio desiderio in fatto concreto.
L’ho cercato a lungo e solo dopo otto anni dal mio congedo capii che l’unico che poteva realizzare il sito del Btg era un mio giovane collaboratore responsabile del settore informatico del Reggimento quando l’ ho comandato: l’allora Maresciallo capo Roberto Marchetti!
Fu lui a contattarmi per chiedermi di scrivere qualcosa sulla chiusura della Caserma Artale, a lungo sede del Comando del Battaglione. Fu in quell’occasione che gli dissi che non avevo solo qualcosa da scriver ma avevo materiale per realizzare un mio vecchio sogno: un sito del Battaglione! Seguirono una serie di incontri di lavoro durante i quali furono  definiti lo scopo, i contenuti ed il materiale da utilizzare. Le conoscenze tecnico-informatiche del Mar Marchetti hanno consentito la realizzazione di un sito storico unico e completo: origini, evoluzioni ordinative, storia, missioni, documenti, rassegna stampa e foto, sono state inserite per una agevole e rapida consultazione. Il ruolo insomma del giovane Mar Marchetti è stato determinante, provvidenziale, appropriato ed esaustivo.
Domanda. Durante la celebrazione del Ventennale, ha sottolineato l’importanza del lavoro dietro le quinte. Cosa consiglia ai giovani ufficiali e sottufficiali che vogliono seguire le sue orme nel settore logistico militare?
Ferdinando Guarnieri. Da Capitano durante il periodo di comandante di Compagnia nel 1985 avevo celebrato il Decennale del Battaglione con una cerimonia voluta dall’allora comandante di Battaglione Ten Col Ivano Bonamici. Nel 1995 comandando il Battaglione volli celebrare il Ventennale anche per dare lustro e risalto ad un reparto che meritava una maggiore “visibilità” a Pisa.
I reparti logistici sono sempre stati considerati ( non a ragione) la “cenerentola” rispetto ai reparti operativi: l’occasione era propizia per dimostrare l’efficienza e le capacità logistiche raggiunte dal reparto.
Invitai la stampa locale che diede ampio risalto alla celebrazione durante la quale furono effettuate alcune dimostrazioni dinamiche di cosa riuscivano a fare alcuni team di uomini in pochi minuti.
Curiosità, voglia di fare e crescere professionalmente devono costituire i pilastri del logista, il lavoro di squadra e l’amalgama del gruppo in tutti i settori fanno la differenza, in logistica di più!
Con un supplemento all’ Ordine del giorno ( del 24 luglio 1996) inviato da Sarajevo a Pisa scrissi tra l’altro:
“In settembre abbiamo celebrato con i paracadutisti il Ventennale della costituzione del btg. e fu una celebrazione memorabile che permise di far sapere che a Pisa non vi era solo la SMIPAR ma anche un btg. L. che lavorava e produceva in silenzio.
Questo mio scritto vuoi essere un elogio collettivo a tutti gli Ufficiali, Sottufficiali e i Volontari presenti oggi in zona di operazioni: ho assistito a un miracolo di impegno, di professionalità, di orgoglio, di partecipazione, di spirito di corpo ed attaccamento al btg.”
Aggiungo ( con amarezza ormai sopita) che quel magnifico Battaglione che avevo comandato con profondo orgoglio e fierezza fu “disarticolato”  e ” smembrato” nel 2001. Invece di essere potenziato, rinforzato e rinvigorito per essere stato elevato al rango di Reggimento ( con tre Battaglioni di cui due a Pisa ed uno a Novara- il Reparto di Sanità ex Centauro) non era più alle dipendenze ordinative della Brigata Paracadutisti  Folgore ma transitò alle dipendenze della Brigata Logistica di Proiezione con sede a Treviso. Una serie di provvedimenti ordinativi depotenziarono il Reggimento ed una elevatissima percentuale di Ufficiali e Sottufficiali che costituivano l’ossatura del Btg, fu  trasferita presso altri reparti della Brigata, persi per giunta il mio amato basco amaranto! Nel sito ricordo in un mio scritto “Maniche rimboccate” questo momento buio per il Rgt e per me:
“Il 10 ottobre 2001 vengono sanciti i trasferimenti di n. 8 U e di n. 33 SU. Rimango “solo” con un manipolo di Ufficiali e Sottufficiali validi e generosi ma inadeguati per numero a fronteggiare le esigenze logistico/addestrative/operative/funzionali/infrastrutturali/gestionali. Piango in silenzio e preparo la lettera per le mie dimissioni (che ancora custodisco). Domani la presenterò!  Ma . . . “Domani è un altro giorno”! Stringo i denti, mi rimbocco le maniche! Non posso, non devo mollare: lo devo a quei pochi Ufficiali, Sottufficiali e Militari che sono rimasti e che attendono direttive dal loro Comandante. E poi: la Bandiera è sempre quella, il Motto sempre quello. Ci riproviamo… ” DIAM L”ALI ALLA VITTORIA” anche al 6° Reggimento di Manovra! INSIEME CI RIUSCIREMO!”

. . . ci riuscimmo alla grande: il Rgt fu scelto dopo due anni per garantire il sostegno logistico alla Brigata Garibaldi per l’Operazione Antica Babilonia in IRAQ!
Nel sito si “incontrano” anche personaggi illustri passati dalla Caserma Artale: Totò, Gavino Ledda ( autore di Padre padrone) che all’Artale conseguì la licenza media ( poi laureatosi in glottologia) ed avviato agli studi grazie all’incontro con il poeta Franco Manescalchi militare di leva pur esso all’Artale.

Il sito è in sostanza tutto da “gustare” e non solo da chi ha fatto parte dell’allora Battaglione o dell’attuale Reggimento Logistico ma da chi vuol “godere” di una storia unica ed irripetibile: quella del Battaglione Logistico Paracadutisti FOLGORE!

Fabio Fabiani

Da: Fabio Fabiani

Email: fabianif@icloud.com

20 aprile 1990. Mi reco alla stazione ferroviaria accompagnato da mio padre e mio fratello. Mia madre l’ho già salutata a casa. Mio fratello, ufficiale dell’Esercito, nel momento dell’abbraccio mi dice: “Fatti onore!” Salgo sul treno senza voltarmi. Durante il viaggio scorrono nella mia mente tanti pensieri, ma saranno quelle due parole che continueranno a echeggiare incessantemente, anche per tutto il periodo della naja, come un monito da osservare.

Così cominciò la più entusiasmante e indimenticabile esperienza della mia vita. Una parentesi che sarebbe durata dodici mesi, durante la quale avrei avuto la fortuna di vivere le gioie e le paure di un parà.

A Pisa ci aspettano i famigerati caporali istruttori paracadutisti che a uno a uno, a mano a mano che arriviamo dalle varie parti d’Italia, ci inquadrano nel piazzale antistante la stazione ferroviaria allineati e coperti. Una volta raccolte tutte le giovani reclute, saliamo sugli ACM e dopo circa venti minuti, raggiungiamo la SMIPAR.

Mentre varchiamo l’ingresso della porta carraia, sento dentro di me crescere sempre di più l’emozione dovuta alla felicità e l’orgoglio di entrare a far parte di un corpo d’élite: i paracadutisti. Sono entusiasta di svolgere il servizio di leva come uno di loro. Dopo la scelta fatta durante la visita di leva, finalmente è arrivato il momento di poter indossare il basco amaranto.

Giunti all’interno della caserma tra le grida degli istruttori e il nostro imbarazzo generale, ci sistemano nelle camerate delle compagnie allievi. Vengo assegnato alla sedicesima compagnia Grifi. Le brande sono a castello e per ogni camerata ve ne sono quaranta tutte allineate a poca distanza l’una dall’altra, senza armadi né scarpiere. I nostri bagagli non devono assolutamente toccare il terreno. Sulle pareti vi è una mensola di metallo sulla quale va sistemato lo zaino militare.

Il verbo “camminare” non esiste, nemmeno all’interno della camerata. Si deve sempre correre durante lo svolgimento delle operazioni di caserma e se non c’è spazio davanti a te, allora devi correre sul posto. Il saluto militare è dovuto a tutti, nessuno escluso. Alla fine per non sbagliarmi saluto pure i civili che lavorano in caserma.

Oggi ricordo con affetto il mio primo “camerata” di branda: un ragazzo di Udine simpaticissimo, che dormiva sotto di me ed era sempre in ritardo nel fare il cubo. Con lo stesso affetto ricordo i miei caporali istruttori che mi insegnarono a marciare, a presentarmi ai superiori, a cantare le canzoni dei paracadutisti, ad avere le prime sembianze di un soldato.

Il primo mese di vita militare passa in un attimo. Si comincia la mattina a correre prima dell’alza bandiera, si prosegue marciando durante la giornata e si finisce cantando la sera nella camerate in attesa del contrappello. Il rancio, nonostante il poco tempo a disposizione, è buono e abbondante. Ci sono anche la birra e la Coca Cola alla spina.

Il contrappello è il momento conclusivo della giornata. Tutto deve essere in ordine e perfetto per la presentazione della forza. Guai se il pavimento non è lucido, guai se le brande non sono in ordine, guai se non siamo tutti allineati e coperti con un atteggiamento a dir poco marziale. L’errore di uno equivale all’errore di tutti.

Il giuramento segna la fine del primo periodo, quello durante il quale vieni chiamato “aspirante allievo paracadutista”. Vengono ad assistere alla cerimonia i miei genitori e gli amici più stretti. E’ un grande giorno. Prima dell’inizio della cerimonia, i plotoni schierati nelle rispettive compagnie, cantano le canzoni dei parà. Il nome Folgore viene urlato a squarciagola da una parte all’altra della SMIPAR. Il terzo scaglione ’90 sta preparandosi per il suo giuramento. Finita la cerimonia sono senza voce, ma felicissimo: ho giurato fedeltà alla Patria.

Il corso palestra segna la fase successiva: quella da “allievo paracadutista”. Quattro settimane di intensa attività finalizzata alla preparazione psico-fisica e professionale del militare per il superamento dell’ostacolo principale: il lancio con il paracadute. Non tutti risultano idonei. La selezione è dura. Il maresciallo istruttore non fa sconti a nessuno.

Il lancio simulato dalla torre è la prova del nove per vedere se assumi la posizione corretta per il vero lancio. Dopo solo quattro lanci raggiungo la perfezione. Di solito ne servono una decina. Descrivere cosa provo la prima volta e cosa si prova quando ci si lancia da un aereo non è semplice.

E’ un misto di emozioni e di sentimenti, una scarica di adrenalina pura che raggiunge il suo apice quando si è davanti la porta in attesa della luce verde. Una volta usciti non si può più tornare indietro, sei da solo con te stesso ad affrontare il salto nel vuoto. In lontananza senti ancora il rumore dell’aereo che si allontana, mentre la fune di vincolo che va in trazione, apre la sacca porta-paracadute. Lo shock di apertura significa che tutto sta procedendo bene, ma non è finita.

Solo dopo aver controllato la calotta e le funicelle del paracadute, inizi a tranquillizzarti e a godere del silenzio e del vuoto totale intorno a te. E’ la parte più bella ed emozionante del lancio. Ti senti vicino a Dio e vorresti quasi parlarci. La discesa non dura molto. Giunto a terra torni alla realtà. Raccogli il paracadute e ti prepari per la pattuglia. Ti senti più forte di prima, più immortale di prima.

Con il terzo lancio e il contestuale conseguimento del brevetto, finisce anche questa fase. Ci sono i primi addii. Veniamo assegnati ai diversi reparti della brigata, dislocati nella Toscana, dove ad attenderci ci sono i famigerati nonni. Per me, che voglio fare il guerriero e l’assaltatore, la destinazione è una grande delusione. Mi mandano al battaglione logistico, incarico 60/A, perché diplomato e iscritto all’Università.

Sembra che mi sia cascato il mondo addosso. Non riesco ad accettare l’idea di fare lo scrivano in ufficio invece che gli sbalzi e gli assalti di squadra. Una volta rinuncio alla licenza già firmata pur di partecipare all’operazione militare più importante della brigata che si tiene una volta l’anno: la Mangusta.

Il battaglione logistico non mi offre l’opportunità di fare il Rambo, ma posso fare molti più lanci che in altri reparti e non è cosa da poco. Il mio anziano, poi, non ha tanta voglia di lanciarsi, cosi che oltre ai miei lanci mi faccio anche i suoi, tant’è che alla fine il mio libretto vanta diciassette lanci.

Tra una pompata e l’altra i mesi passano velocemente e con i miei “fratelli di naja” stringo delle grandi amicizie. In mezzo a noi puoi trovare di tutto: dal laureato all’analfabeta, dal povero al benestante, dal drogato al ragazzo serio. E’ una grande palestra di vita, nella quale giorno dopo giorno imparo qualcosa che mi aiuta a crescere.

Diventato anche io “nonno”, arriva il mio allievo: un giovane toscano intimorito che in mezzo a quei leoni sembra una pecorella smarrita. Il fatto che non abbia conseguito nemmeno il brevetto è un motivo in più per essere oggetto di scherno. Però nessuno lo può toccare o farlo pompare senza il mio assenso. E’ un bravo ragazzo e ho deciso di proteggerlo a tutti i costi. Non l’ho mai fatto pompare, solo rimboccarmi le coperte dopo il contrappello.

Alla fine il giorno del congedo arriva anche per me. Il silenzio fuori ordinanza segna l’ultima notte da trascorrere in caserma. Il giorno dopo si torna a casa. Sono triste e felice nello stesso tempo, consapevole di essere maturato durante questi mesi, di avere fortificato il mio carattere e di essere pronto ad affrontare la vita come un vero paracadutista.

Oggi sono un Luogotenente dei Carabinieri, paracadutista “FUORI CORPO”. Faccio servizio in una unità specializzata antidroga e ho all’attivo sette missioni all’estero. Ma non ho provato mai più quelle emozioni.

Fabio Fabiani

brevetto n. 138282

Un libro e il sito web sul Battaglione Logistico “Folgore”

Il Battaglione logistico paracadutisti “Folgore”: 20 anni di storia, dedizione e successi operativi

AGENPARL – Roma, 28 Novembre 2024

Il libro che riepiloga vent’anni di storia del Battaglione Logistico Paracadutisti “Folgore” rappresenta un omaggio sentito a tutti coloro che hanno contribuito alla crescita, alla professionalità e all’efficienza di questa fondamentale unità della Brigata Paracadutisti Folgore. Il volume nasce con l’intento di celebrare le esperienze, le missioni e le attività svolte dal Battaglione fino a settembre 1997, anno in cui il comandante Brig. Gen. (ris) Ferdinando Guarnieri lascia il suo incarico.

Un viaggio nei ricordi: La nascita del libro
Il progetto del libro affonda le sue radici nel desiderio di “fissare” e rendere omaggio a due decenni di operazioni, impegno e silenzioso lavoro. Durante il suo comando, dal 1995 al 1997, Guarnieri notò l’assenza di una documentazione completa che raccontasse la storia del Battaglione e le sue imprese. L’idea di raccogliere le memorie storiche in un unico volume nasce dall’esperienza maturata nelle operazioni estere e dal legame profondo con gli uomini del Battaglione.
L’Operazione “Joint Endeavour” (1996-1997), in particolare, rappresenta uno dei capitoli più significativi della storia recente del reparto. Questa missione, condotta nei Balcani, ha visto il Battaglione Logistico esprimere il massimo della propria professionalità, ottenendo per la Bandiera di Guerra la prestigiosa Croce di Bronzo al Merito dell’Esercito. L’operazione ha richiesto nove mesi di impegno costante in condizioni operative complesse, durante i quali Guarnieri ha potuto contare su uno straordinario team di ufficiali, sottufficiali e paracadutisti.

Celebrare il passato per costruire il futuro
La celebrazione del Ventennale del Battaglione nel 1995, alla Caserma Bechi Luserna, fu un momento chiave per ricordare il ruolo cruciale del supporto logistico nel garantire l’operatività della Brigata “Folgore”. Durante la cerimonia, Guarnieri ha voluto sottolineare l’importanza del lavoro svolto dietro le quinte, spesso trascurato, ma essenziale per il successo delle operazioni sul campo.
Il libro rappresenta anche un’eredità per le nuove generazioni, affinché comprendano il sacrificio e la dedizione di chi li ha preceduti. Tra le testimonianze più toccanti, emerge il catalogo fotografico realizzato dal Ten. Col. Pasquale Terreri, che documenta i “TRECENTO GIORNI DI SOLIDARIETÀ in SOMALIA” durante l’Operazione IBIS (1992-1995). Le immagini catturano momenti di solidarietà e impegno, unendo il Battaglione alla comunità internazionale in uno sforzo umanitario senza precedenti.

Un lavoro di squadra per una memoria collettiva
Guarnieri ricorda con gratitudine il supporto ricevuto dai suoi collaboratori nel redigere il volume, frutto di un lavoro intenso e condiviso. La pubblicazione del libro avvenne in tempi record, grazie alla collaborazione con la tipografia “Stella del Mare” di Livorno, che riuscì a consegnare mille copie in occasione del cambio di comando. Ogni copia fu personalmente consegnata agli ufficiali e sottufficiali presenti, un gesto simbolico per ribadire l’importanza della memoria collettiva del Battaglione.

Un nuovo capitolo: La rinascita digitale
Oggi, grazie all’iniziativa di Guarnieri e al supporto tecnico informativo di Roberto , è nato il sito web dedicato al Battaglione Logistico Paracadutisti “Folgore” che offre una nuova opportunità per ridare “vita” e “corpo” a questa straordinaria storia. La piattaforma digitale permette di condividere con un pubblico più ampio le esperienze, le missioni e i valori che hanno caratterizzato il Battaglione negli anni, rafforzando il senso di appartenenza e il legame con la comunità paracadutista.

“Grazie” è la parola che chiude il racconto di Guarnieri, un ringraziamento sincero a tutti coloro che hanno contribuito al successo del Battaglione e a chi oggi continua a tenerne viva la memoria.

 

 

 

La Croce Rossa “armata”

Foto: rielaborazione di una cartolina appartenente ad una raccolta privata

La Croce Rossa “armata” nella Caserma di Via Roma all’Inizio del XX Secolo

All’inizio del XX secolo, il cortile della caserma di via Roma, allora sede del 22° Reggimento di Fanteria, ospitò un significativo raduno dei “militi della Croce Rossa”. Questi uomini, armati nonostante il loro compito principale fosse il soccorso dei feriti, crearono una scena particolarmente suggestiva e significativa.

La caserma di via Roma, una struttura storica nota per essere la base del 22° Reggimento di Fanteria, seguiva una logica funzionale nella disposizione degli edifici: sulla destra si trovavano le camerate, mentre sullo sfondo si potevano vedere le cucine e la mensa destinate alla truppa. Questo assetto permetteva al personale militare di operare in modo efficiente, garantendo che tutte le necessità quotidiane fossero soddisfatte senza intralciare le operazioni militari.

In un contesto così storico e carico di significato, i “militi della Croce Rossa” si radunarono, dimostrando un impegno che andava oltre il semplice soccorso medico. Questi militi, infatti, erano armati e pronti a intervenire in situazioni di emergenza, rappresentando una combinazione unica di preparazione militare e dedizione umanitaria. La loro presenza armata, pur essendo destinati principalmente al soccorso dei feriti, rifletteva la complessità e le sfide delle operazioni di soccorso in zone di conflitto.

L’evento sottolineava l’importanza della Croce Rossa nel contesto militare, evidenziando come il soccorso umanitario e la preparazione militare potessero e dovessero coesistere. La figura del milite della Croce Rossa armato rappresentava una risposta alle esigenze di sicurezza e protezione in zone di conflitto, dove anche chi era impegnato nel soccorso doveva essere pronto a difendersi e a proteggere i feriti.

Inoltre, la scelta della caserma di via Roma come sede di questo raduno non era casuale: essa rappresentava un simbolo della storia militare locale e della continua evoluzione delle strategie e delle tattiche necessarie per affrontare le nuove sfide umanitarie e militari dell’epoca.

Il raduno dei militi della Croce Rossa nella caserma di via Roma fu un evento di grande rilevanza, non solo per il suo significato simbolico ma anche per l’importante messaggio che trasmetteva: la necessità di essere preparati e pronti a intervenire in ogni situazione, unendo la forza militare e lo spirito umanitario. Questa sinergia era fondamentale per affrontare le difficoltà dei contesti di guerra e per garantire che il soccorso ai feriti potesse avvenire in condizioni di sicurezza.

Roberto Marchetti

 

 

 

 

 

Massimo Lezzi

Da: Massimo Lezzi

Arrivai a Pisa nel febbraio 1978 e fui destinato alla S.M.P.A.R. 3° Battaglione Poggio Rusco alla Scuola Militare Paracadutisti Addestramento Reclute. Successivamente sono stato trasferito alla Caserma Artale Uff. Vettovagliamento comandato dal Cap. Arturo BONGIORNO. E’ stato come un padre per tutti noi del vettovagliamento, avevo l’incarico di scritturale e lavoravo in ufficio vettovagliamento mi occupavo delle spettanze di alimenti alla truppa e agli ufficiali. Ero orgoglioso dell’incarico ricevuto e cercavo di dare il meglio di me. All’epoca Arturo Bongiorno era Capitano ma era rispettato da tutti sia dai superiori che dai subalterni e dai soldati. Faceva del bene a tutti, io all’epoca frequentavo il IV anno di ragioneria e ho dovuto interrompere gli studi per partire al militare. Il Cap. Arturo Bongiorno ora Ten. Colonnello (meritatissimo) mi dava dei permessi per tornare a casa per fare qualche interrogazione a scuola, in breve, sono riuscito a diplomarmi grazie a LUI; Dopo sono stato assunto nel corpo di Polizia Municipale del mio Comune, ora sono in congedo col grado di Ispettore Superiore. Grazie Ten. Col. Arturo BONGIORNO.

Grazie a colui che ci ha dedicato questo bellissimo spazio.

Email: massimo.lezzi@tiscali.it

 

Il Reggimento Logistico “Folgore” socio d’onore

“Istituto del Nastro Azzurro” IL REGGIMENTO LOGISTICO “FOLGORE” SOCIO D’ONORE DELL’ISTITUTO

Si è svolta il 13 Maggio 2022 nel rispetto delle disposizioni anti-covid la cerimonia per il conferimento dell’Emblema Araldico e della tessera di Socio d’Onore dell’Istituto del Nastro Azzurro fra combattenti decorati al Valore Militare al Reggimento Logistico “Folgore” di Pisa.

In rappresentanza del Presidente Nazionale dell’Istituto Gen. Carlo Maria Magnani, il presidente della federazione Provinciale di Pisa Alberto Andreoli, accompagnato dal vicepresidente Andrea Masi e dal consigliere provinciale Luca Di Grazia ha reso omaggio alla Bandiera di Guerra del Reggimento Logistico decorata con Medaglia di Bronzo al Valore dell’Esercito ed ha consegnato l’emblema araldico al Comandante Colonnello Guido Bulsei, che su ha espresso l’orgoglio del Corpo per il riconoscimento conferito.

 

Fonte: Istituto del Nastro Azzurro    17 Maggio 2022

 

C.V. Colonnello Guido Bulsei

Il Colonnello Guido Bulsei, nato a Avezzano (AQ) il 08/06/1971, ha frequentato il 172° Corso dell’Accademia Militare di Modena (1990-1992). Al termine della Scuola d’Applicazione presso la Scuola Trasporti e Materiali, è stato assegnato al Battaglione Logistico “Pinerolo” a Bari dove ha ricoperto l’incarico di Comandante di Plotone.
Trasferito presso il Battaglione Logistico Paracadutisti “Folgore” a Pisa, dal 1995 ha svolto gli incarichi di Comandante di Plotone Trasporti Medi, Comandante di Compagnia Trasporti e di Compagnia Rifornimenti.
Nel 2000 è stato avviato ai corsi di volo presso le scuole della Marina degli Stati Uniti, terminando l’addestramento nell’anno 2001 con l’abilitazione al pilotaggio di aerei. Rientrato al reparto, riconfiguratosi in 6° Reggimento di Manovra, ha svolto l’incarico di Capo Ufficio OAI.
Nel 2003 è stato trasferito presso il 28° Gr. Sqd. AVES “Tucano”, dove, oltre ad essere impiegato come pilota operativo di DO228, P180 e Shadow 200, ha svolto le mansioni di Capo Sezione OAIC. Nel 2010, è stato trasferito presso il Comando Aviazione dell’Esercito come Capo Sezione Coordinamento Operativo. Nel 2012 ha assunto il comando del 28° Gr. Sqd. AVES “Tucano”.
Nel 2015 è stato nuovamente assegnato al Comando Aviazione dell’Esercito per ricoprire l’incarico di Capo Ufficio C4-EW, successivamente, nel 2018, è stato assegnato al 1° Reggimento AVES “Antares” con l’incarico di Capo Ufficio Logistico.

Dal 18 settembre 202o al 21 settembre 2022 assume il comando del Reggimento Logistico Paracadutisti  “Folgore”

Il Colonnello Bulsei ha partecipato alle seguenti missioni internazionali:
– SARAJEVO-BOSNIA ERZEGOVINA (“JOINT ENDEVOUR”) nel 1996-1997
– SARAJEVO-BOSNIA ERZEGOVINA (“JOINT GUARDIAN”) nel 1999
– ANTARTIDE (“XVIII Spedizione di ricerca nazionale nel continente Antartico”) nel 2002-2003
– NASSIRYA-IRAQ (“Antica Babilonia”) nel 2003
– NAQOURA-LIBANO (“UNIFIL”) nel 2015-2016
– HERAT-AFGHANISTAN (“RESOLUTE SUPPORT”) nel 2017-2018
– HERAT-AFGHANISTAN (“RESOLUTE SUPPORT”) nel 2020

Laureato in Scienze dell’Informazione ed in Scienze Politiche ha conseguito il Master di II livello in Scienze Strategiche.

Per il servizio prestato è stato insignito delle seguenti onorificenze:
– Croce commemorativa per le operazioni in BOSNIA
– Medaglia Commemorativa NATO – Operazioni in EX YUGOSLAVIA
– Medaglia Commemorativa Ricerca Scientifica in ANTARTIDE
– Croce Commemorativa per attività di soccorso in IRAQ
– Croce Commemorativa per la missione di pace in LIBANO
– Medaglia Commemorativa ONU per operazione UNIFIL
– Croce Commemorativa nazionale per le operazioni in AFGHANISTAN
– Croce d’oro per anzianità di servizio

Il Col. Bulsei è sposato con la signora Carla ed ha due figli, Gabriele e Pietro.

 

 

 

 

 

Bovenzi Rocco

Da Par. Rocco Bovenzi

 

Buongiorno, Comandante; avevo quasi scordato questo bel sito (peccato non poterci interagire, nelle varie pagine), suggeritomi alcuni anni fa dal compianto (Arc)Angelo Santillo al quale ero rimasto legato ed in occasionale contatto e del quale con piacere ho appena letto durante la mia nottata di servizio in Malpensa (turno del 31/12/’21 sull’1/01/’22).

Non ci siamo mai conosciuti se non erro ma rammento un suo cognomonimo, (Confermo, non sono il Ten.Marchetti. n.d.r.) l’allora S.Ten. Marchetti (vice dell’allora Cap. Congia che comandava la cp. Rifornimenti; io ero un “semplice” Pará di leva (in 34 anni dal congedo ho mai smesso di pentirmi di non aver messo firma), scaglione 5°/II/’86 approdato dalla S.Mi.Par. alla cp. C&S comandata dall’allora Ten. Nanni e dopo neanche un mese trasferito alla cp. sul pianerottolo opposto fino alla fine perché serviva un informatico di rimpiazzo a quello che si congedava e svolsi il mio servizio all’ufficio Gestione Materiali e con responsabili gli allora S.M.Par. Aghini (col quale ancora ogni tanto ci si scrive, idem con Di Puglia) e Mazzariello, ricordando anche il compianto Serg. Blanca capo del magazzino, quasi insieme a Santillo deceduto.

Le faccio dopo tanto i miei complimenti per il sito e per tutti i ricordi ivi connessi e peccato per la memoria storica di “Angelino” che voleva continuare a tener anch’egli viva con i suoi continui video e foto della Caserma e di tutti i murale, nonché l’idea poi naufragata credo, di riprodurre La Vittoria Alata e far ri-coniare le medagliette del Logistico (mi promise anche che me ne avrebbe spedita una che aveva in più, ma non fece in tempo)…

Un caro saluto ed un simbolico abbraccio dal Lago di Varese.

Rocco Bovenzi

Brevetto n. 115547

wolvie2502@yahoo.it

 

Foto storiche

 

La scelta del Generale Umberto Ferreri: la resistenza di un ufficiale a Pisa contro l’adesione alla Repubblica Sociale

Pisa, maggio 1944 – La guerra si intensifica, e l’Italia vive uno dei periodi più travagliati della sua storia. La città e la provincia di Pisa sono profondamente segnate dagli eventi, con le tensioni crescenti a seguito della caduta del fascismo e della formazione della Repubblica Sociale Italiana (RSI). In questo clima di incertezza e divisione, la figura del Generale di Divisione Umberto Ferreri, comandante della Zona Militare di Pisa, emerge come simbolo di fermezza e coerenza.

Ferreri assunse il comando della Zona Militare di Pisa il 10 luglio 1941, incaricato di mantenere l’ordine pubblico in città e provincia durante una fase difficile del conflitto. La sua posizione divenne cruciale con la caduta del regime fascista, il 25 luglio 1943, quando la situazione politica in Italia entrò in una fase di grave crisi. In quel momento, Ferreri venne chiamato a ricoprire un ruolo delicato, con il compito di garantire sicurezza e stabilità in un territorio che, come il resto del Paese, si trovava in un clima di incertezza.

L’armistizio dell’8 settembre 1943 rappresentò un ulteriore spartiacque. Con l’occupazione tedesca e la fondazione della RSI, le autorità repubblicane avviarono un tentativo di arruolamento delle forze militari locali, includendo tra le fila della nuova Repubblica Sociale anche ufficiali di carriera. Il Generale Ferreri, però, decise di non aderire all’esercito repubblicano. Una scelta coraggiosa, compiuta in un momento in cui molti ufficiali si vedevano costretti a schierarsi per evitare pesanti ritorsioni personali e familiari.

In risposta al rifiuto del Generale, il Comando Provinciale Militare di Pisa adottò misure severe e senza precedenti contro di lui. Il provvedimento ufficiale decretò il collocamento in congedo di Ferreri, retrodatandolo all’8 settembre 1943, giorno dell’armistizio. Gli venne inoltre revocato il grado, assieme alla qualifica di ufficiale, e con essa ogni beneficio economico. Non solo: venne sospeso il pagamento degli assegni e gli fu imposto di restituire la pistola d’ordinanza, con l’obbligo di coprire personalmente il costo dell’arma stessa. Tuttavia, nonostante l’imposizione, il pagamento richiesto per la pistola non venne mai effettuato dalle autorità.

Questi provvedimenti testimoniano l’estrema determinazione della Repubblica Sociale Italiana nel reprimere ogni dissenso, soprattutto tra figure di spicco come quella di Ferreri. Il suo rifiuto di giurare fedeltà alla RSI e le conseguenti sanzioni rappresentano oggi un esempio di integrità e dedizione ai principi di fedeltà all’esercito regolare e alla sua missione originaria.

Roberto Marchetti

 

Fonte: Facebook La linea dell’ Arno

Il Generale Umberto Ferreri non prestava servizio presso la Caserma Umberto 1° Le foto lo ritraggono nel piazzale all’interno della Caserma in occasione di una cerimonia. ndr