Savoia Marchetti S.M. 82

Il Savoia Marchetti S.M. 82 rappresenta un esempio eccezionale di ingegneria aeronautica italiana, sviluppato nei tardi anni trenta come trimotore, monoplano ad ala media, dotato di motori Alfa Romeo e realizzato in un totale di 875 esemplari, configurato per offrire versatilità operativa grazie alla possibilità di essere impiegato sia come aereo da trasporto pesante che come bombardiere; le sue prestazioni erano arricchite da un sistema di armamento difensivo standard composto da quattro mitragliatrici, di cui una dorsale da 12,7 mm e le altre da 7,7 mm, che garantivano una protezione adeguata in scenari di combattimento. Il primo volo del modello da trasporto avvenne il 30 ottobre 1939, mentre la versione armata fece il suo debutto il 5 febbraio 1940, dimostrando sin da subito la capacità di operare con elevata affidabilità, sia nel trasporto di carichi ingombranti e fino a 40 uomini equipaggiati oppure 28 paracadutisti, sia nella versione bombardiera che poteva impiegare un carico bellico di 4.000 kg di bombe o spezzoni. Conosciuto con il soprannome di “Marsupiale”, il velivolo venne utilizzato in un ampio ventaglio di operazioni durante il conflitto, divenendo l’unico mezzo in grado di effettuare operazioni di bombardamento a lungo raggio per la Regia Aeronautica, tanto da essere impiegato per attacchi strategici su basi e infrastrutture chiave, come quelle situate a Gibilterra e ad Alessandria d’Egitto. Un’operazione particolarmente memorabile si svolse nella notte tra il 18 e il 19 ottobre 1940, quando una formazione di quattro SM.82 del 41° Gruppo Autonomo, guidata dal Tenente Colonnello Ettore Muti, decollò dall’aeroporto di Gadurrà con l’intento di colpire i pozzi petroliferi di Manama nella penisola arabica, missione caratterizzata dall’aggiunta di 3000 litri di carburante extra e dall’impiego di bombe da 15 kg a frammentazione, con il risultato di attaccare un obiettivo strategico di rifornimento per le armate britanniche, operazione che possedeva anche un forte valore propagandistico essendo mirata contro obiettivi ritenuti inaccessibili; durante il rientro, dopo aver seguito una rotta per il rifornimento in Eritrea e modificato il percorso a causa degli attacchi sulle basi di Massaua e dei dintorni, i velivoli atterrarono a Zula, dimostrando l’elevata autonomia e capacità di adattamento del velivolo in situazioni di emergenza. Parallelamente alle missioni offensive, il S.M. 82 svolse un ruolo fondamentale nel trasporto di rifornimenti e personale verso i territori dell’Impero in Africa Orientale, diventando l’unico mezzo in grado di raggiungere quelle aree e contribuendo in maniera decisiva alle operazioni di rifornimento durante l’occupazione italo-tedesca della Tunisia, dove fu utilizzato non solo per la consegna di materiali alle truppe dell’Asse, ma anche per l’evacuazione di personale militare e civile, nonostante la costante minaccia di aerei da caccia alleati in un contesto dominato dalla superiorità aerea anglo-americana. Il rischio elevato delle missioni, associato alla presenza di forze nemiche, portò all’abbattimento di un numero significativo di esemplari, con circa cento velivoli superstiti alla data dell’armistizio; successivamente, cinquantina di SM.82 continuarono a prestare servizio per l’Aeronautica Nazionale Repubblicana, impiegati principalmente nelle operazioni sul fronte orientale, mentre una trentina di esemplari furono assegnati allo Stormo Notturno della Cobelligerante Italiana, fornendo supporto alle truppe impegnate nei Balcani, mentre la Luftwaffe integrò la produzione successiva di questi velivoli, utilizzandoli con prevalenza sul fronte orientale e successivamente nel nord della Germania negli ultimi mesi del conflitto.
Roberto Marchetti
Fonte: italianiinguerra.wordpress.com.
Foto: italianiinguerra.wordpress.com