Diario del Ten Mauro Pietro


La base di El Dabà, per come si vede ora che è in formazione è insediata in uno sgabuzzino in pietrame ed ha il compito di far giungere i rifornimenti in linea e di avviare le truppe sul fronte. Per ora essa non ha né automezzi, né acqua, né munizioni, né viveri. Vive ai margini, facendo capo alla Di9visione Littorio ed al XX Corpo d’Armata.
Il rifornimento idrico si raggiunge attraverso un complicato sistema di invio di autocolonne a Fuka (35 km) o a Marsa Matruh (100 km.), che vengono quindi convogliate verso il fronte, che dista ben 100 km. .
E’ un centro logistico che esiste come speranza e fa capo al Ten. Col. Boffa il quale ne ha buttato le basi ed ora ambisce di raggiungere il proprio rgt. d’art. Folgore, giunto in quei giorni al Forte Menton. Egli è aiutato nel lavoro di organizzazione dal Cap. d’art. Cartasegna e dal Magg dei Bersaglieri Urbini.
Siamo così arrivati al 7 agosto. Alla base incontro il Magg. Verando, Capo di Stato Maggiore della Divisione che dovrà raggiungere il Gen. Frattini, nostro Comandante, dislocato presso la Divisione Corazzata Littorio.
Proseguo verso il Comando di Divisione, riprendendo la litoranea, che abbandoniamo ad una trentina di km. Per iniziare un percorso ora sabbiosi ora lastroni, sempre incavato da buche scavate dagli obici.
In un rapido passaggio ci appare la cuspide del minareto di Sidi Abo.
Attraversiamo la ferrovia e seguiamo il tragitto della palizzata telegrafica, che è l’unico segno individuale, fino a raggiungere la località “giardino del Diavolo” così detta perché disseminato di mine.
Ci inoltriamo per uno stretto viale e finalmente arriviamo al Comando di Divisione, seguendo lo scritto di cartelli che ripetono il nome di “Cacciatori d’Africa”.
E’ il Col. Bignami vice comandante della Divisione che ci viene incontro sorridente e cordiale, accompagnato dal Magg. Sivo Capo Ufficio Stato Maggiore. Il Col. Bignami e il Magg. Sivo mi impartiscono gli ordini per poter svolgere agevolmente la mia azione di corrispondente di guerra. Le difficoltà che potrebbero presentarsi per l’invio e lo sviluppo delle negative riprese sul fronte, vengono da loro esaminate e rimane stabilito che il materiale fotografico, di volta in volta, dovrà o essere portato da me al comando base, dove sarà sviluppato o sarà prelevato dalle colonne di rifornimento che giungeranno sul fronte.
A tale proposito sono messo in contatto con il Cap. Feltrami, che sostituirà il Ten. Col. Boffa nella base di El Dabà. Il Cap. Feltrami è un ufficiale del genio, piccolo ed esile come uno stelo. Ha una vivacità negli occhi e nel comportamento, che esprime un gran senso di volontà e di disciplina. E’ cordiale e comunicativo e mi dichiara subito che è venuto in Africa per combattere, non per comandare una base logistica. Ha la segreta speranza di essere ascoltato ed esaudito nel suo desiderio dal Gen. Frattini, che è momentaneamente assente.
Viene, dopo qualche ora il Gen. Frattini: egli si sta battendo per provvedere la sua divisione dei mezzi indispensabili al fine di assicurarne un adeguato rifornimento.