Diario del Ten Mauro Pietro


Queste conversioni di nostri uomini nel campo nemico era cosa resa possibile nella estensione del terreno africano, che no dava possibilità ai reparti inglesi di mantenere una linea continua, e dagli avvallamenti del terreno che permettevano audaci puntate nello schieramento nemico, senza alcuna possibilità di avvistamento da parte dello stesso.
Le due pattuglie si mossero nella notte del 20 agosto alle ora 21 per due direttrici diverse e dovevano incontrarsi all’alba del giorno dopo presso un piccolo cimitero, dove erano custodite le spoglie di alcuni soldati tedeschi. Di lì dopo aver sostato per tutto il giorno per osservare ed individuare gli eventuali capisaldi nemici dovevano proseguire insieme, nella notte del 22 agosto internadosi sempre di più e ritornare nella notte del 23-24 agosto nelle nostre linee con unica tappa.
La marcia dei due pattuglioni non fu turbata da incontri di elementi nemici e l’unico momento difficile fu la prima notte l’individuazione del piccolo cimitero e l’incontro delle due pattuglie. Alle 4 del mattino la mia pattuglia con il Serg. Magg. Neri, arrivò nelle vicinanze del luogo stabilito per come ci indicavano ad un di presso le carte topografiche in nostro possesso. Eravamo giunti, infatti, al costone di un dirupo, al cui fianco est su una distanza di 500 m. doveva esserci il cimitero.
La quasi assoluta mancanza di segni caratteristici nel deserto e l’impossibilità di giovarsi della luce solare, rendevano sempre problematica e difficile l’individuazione di zone da raggiungere. Alcuni giorni prima, infatti, una nostra pattuglia al comando del Ten. De Gasperi aveva perduto l’orientamento e si era trovata all’alba, alla vista di un forte caposaldo nemico, che l’aveva fatto prigioniero.
Sostammo sulla posizione per riposarci e per consultarci: un leggero vento si sollevava verso di noi. Il vento del deserto raccoglie e riporta rumori e movimenti anche a lunga distanza. Dopo alcuni attimi di ascolto, sentimmo l’avvicinarsi cauto di uomini, che andava sempre più facendosi distinto, fino a quando cessò del tutto.
Eravamo in apprensione: era una pattuglia nemica o la nostra? Né noi né loro che evidentemente ci avevano sentiti ci muovevamo; ma una borraccia caduta ad un mio paracadutista ruppe l’incantesimo. Sentiamo il rumore dei mitra, messi in posizione di fuoco; e così anche facemmo noi; ma quella posizione di attesa non poteva durare e noi avevamo bisogno di sapere se la pattuglia che ci aveva raggiunta era la nostra o del nemico.
Chiamai il nome del sergente che la comandava: rispose questi al nome. Finalmente, eravamo usciti dall’equivoco!
Raccolsi i miei uomini e ci dirigemmo verso il piccolo cimitero, che individuammo di lì a pochi passi dal chiarore di una croce bianca, illuminata dai riflessi di una pallida luna.